lunedì 1 settembre 2008

la nonna Ida a 16 anni


















La foto è del 1916: la nonna è la ragazza in alto a destra, molto bruna a differenza delle sorelle. Per vedere meglio fare clic sopra.
Secondo una interpretazione di zio Piero:
in alto da sinistra: zia Anonietta, zio Peppino, zia Maria, Mamma (sedicenne);
seduti da sinistra: nonna Giulia, nonno Cesare, zia Giovannina;
in basso: zia Pia (tredicenne).
Mancano, forse in guerra, zio Ciccillo, zio Michelino, zio Giovanni.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

... la nonna Giulia è la donna dal volto amaro che siede sulla sinistra, sembra Mariella, è vero!
la ragazza dai capelli castani in piedi al centro è la famosa
Maria, morta di spagnola dopo la guerra, Ricordi come dicevano
tutti che fosse 'bionda'? era più grande della nonna, che (per
escusione) è la ragazza bruna bruna che le siede accanto, sulla destra.
La ragazzina ai piedi di nonna Giulia è quindi zia Pia.
Sono piuttosto buffi, ma preferisco la foto delle donne al mare a
far la calza, che idea strampalata! Starsene con le calze e le
scarpe a far l'uncinetto in spiaggia!!
Eva

Anonimo ha detto...

Tutti i personaggi della foto meriterebbero una presentazione. Ma, oltre mia madre, di loro ho conosciuto solo nonna Giulia, zio Peppino, zia Antonietta e zia Pia. Non mi va di ripetere quel che ho sentito dire degli altri. Dirò qui solo le mie impressioni di questi. Per ora, anzi, limitandomi a mia nonna Giulia Rotondo.
Nonna Giulia, nata nel 1860, da un magistrato e da una nobildonna lucana, aveva ricevuto un'educazione che, oggi, in anni di pillola del giorno dopo, è arduo immaginare. Parlare di educazione vittoriana, sarebbe fuorviante: non si era a Londra, ma, mi par di ricordare, a Rionero in Vulture o da quelle parti lì. Un'idea può darla la principessa Stella del "Gattopardo" (« ... una donna che, a letto, si fa il segno della croce prima di ogni abbraccio, e che dopo, nei momenti di maggiore emozione, non sa dire che: "Gesummaria!" »): senso cattolico del peccato fra tentazioni della "carne" cui è disonorevole abbandonarsi per il gentil sesso. Ma, s'intnde, non per il sesso forte, che al contrario si sentirebbe disonorato se non facesse una discreta collezione di indumenti intimi frmminili raccattati nei postriboli.
Così educata, nonna Giulia, così educò figli e figlie. Le figlie, chiuse in casa a sonare il pianoforte, a leggere libri prima controllati dalla vigile madre, a darsi all'alta cucina, al disegno e al ricamo, arrivavano al matrimonio, quando ci arrivavano, senza sapere cosa andavano a fare.
I figli, a darsi ad avventure postribolari.
A differenza della principessa Stella del "Gattopardo", nonna Giulia aveva però un carattere molto forte, tutt'altro che sottomessa al marito, portata a dire la sua su tutto e su tutti.
Mia madre ne aveva una grande venerazione, io, ad essere sincero, la sopportavo male. Quando morì, nel 1949, ebbi l'incoscienza crudele, di dire a mia madre: « Mi è dispiaciuto per te. Ma sai, la conoscevo poco! ». Povera mamma, ci perdonava tutto.
Silvio

Anonimo ha detto...

Se la foto è del 1916, zio Ciccillo, il capitano Francesco Dalfino, forse era già morto in guerra.
Era un ragazzo di 23 anni. Era stato insultato in pubblico il giorno prima: un colonnello, cretino e in mala fede (al macello non ci andava lui, mandava i suoi subordinati),gli aveva dato del «vigliacco», perché nella riunione sul progettato assalto aveva fatto giustamente notare che la conquista della postazione nemica sarebbe stata impossibile per via della natura stessa del terreno. Reagì come poteva reagire un ragazzo di 23 anni. Più volte ferito, mentre tutti si ritiravano, continuò ad avanzare e sparare fino allo scontro corpo a corpo.
Quando gli italiani tornarono sul campo, ne trovarono il corpo con la testa mozzata.
Nel "sacrario" di casa Dalfino (l'ultima stanza in fondo, ove erano raccolti tutti i cimeli di famiglia), c'era ancora ai miei tempi una teca con una misera medaglia di bronzo al valor militare.
Silvio

Eva Basile ha detto...

Grazie per il ricordo di questo ragazzo così tragicamente scomparso: la sua è una fra le vicende che legano la storia di una particolare famiglia (la nostra) con quella più generale del nostro continente. Non è il solo episodio, chiaramente. Con tutte le 'avventure' africane nonno è entrato a far parte della storia italiana del XX secolo, anche se non era uno statista. E poi la povera Maria che, come tanti nella sua generazione, indebolita dagli stenti della guerra non sopravvisse all'epidemia "spagnola", e ancora le vicende del fronte della guerra partigiana, di cui, loro malgrado i tre bimbi gioiosi delle foto balneari, furono testimoni...

Anonimo ha detto...

Avevo promesso una presentazione, oltre che di nonna Giulia, di zio Peppino, zia Antonietta e zia Pia. Sono passati quasi due anni da allora e ancora non ho mantenuto la promessa.
Me ne ero del tutto dienticato! Mi chiedo come sia potuto accadere che mi dimenticassi, in particolare, di zia Pia, un personaggio singolare, e insieme l'espressione più genuina del vecchio mondo di casa Dalfino, grazie a lei sopravvissuto fin quasi alla soglia del nuovo millennio.
Ultima della progenie, coccolata da tutti, da padre e fratelli in modo particolare, ma anche da madre e sorelle, aveva un carattere troppo buono, generoso e ingenuo per risultarne viziata. Ma, certamente per effetto di quella strana educazione, in quella strana famiglia, viveva svagata e assistita fino all'altimo da una fida cameriera in un mondo tutto suo, fatto di buffe distrazioni, nessuna conoscenza della vita, infinito amore per i gatti che popolavano i terrazzi di casa, e tanti bellissimi sogni ad occhi aperti, fra i quali non poteva mancare la poesia come sua principale occupazione (una poesia, quella che scriveva, carducciana nella forma, deamiciiana nei contenuti).
La madre l’aveva accuratamente sorvegliata per tenerla all’oscuro dei “fatti della vita”, come aveva fatto del resto con le sue altre tre figlie. Ma zia Antonietta, la maggiore, e mia madre, la penultima, si erano sposate e i ”fatti della vita“ avevano quindi conosciuto in tempo utile. Zia Maria, la seconda tra le figlie, era morta giovane nel primo dopoguerra, del tutto ignara di quei fatti orribili. Zia Pia, per la verità, si era anche invaghita di un aviatore, tanto innamorato di lei da sorvolare al tempo convenuto il terrazzo di casa Dalfino (si raccontava che si salutassero in quelle occasioni con il fazzoletto e che fosse quella l’unica manifestazione del loro amore). Senonché, per consiglio dei medici del paese, convinti che per la sua gracile costituzione non avrebbe potuto affrontare gravidanze e puerperi, la vigile e imperiosa madre aveva stabilito che non si dovesse sposare. E la docile figlia non si era sposata. Andò così che, ormai in età più che matura, dovette essere istruita dai nipoti Dalfino. Immagino lo shock: apprendere che per metterla al mondo sua madre avesse dovuto fare “quelle cose lì”!
Non era il solo aspetto buffo di zia Pia. Il racconto di tutte le sue famose distrazioni richiederebbe troppo tempo e spazio. Ne ricorderò qui una sola che fece il giro di tutti i nipoti. Una mattina mise in subbuglio tutta la casa alla ricerca di una calza. Del paio ne aveva indossata una e l’altra non riusciva a capire dove fosse andata a finire. Alla fine, convinta dell’inutilità della ricerca, decise di indossarne un altro paio, e togliendosi la calza già indossata, si accorse solo allora che distrattamente sulla stessa gamba aveva messo anche l’altra.
Di zia Pia mi piace però ricordare soprattutto l’ospitalità e la generosità. Arrivavi imprevisto a casa Dalfino e ti accoglieva sempre a braccia aperte, apriva un famoso armadio a muro e ne cavava fuori ottimi dolcetti, ordinava ad Angiolina di prepararti qualcosa da bere.
Per la vergogna dei medici del paese, la “fragile costituzione” di zia Pia resse per oltre novantasette anni, più a lungo di quella forte dei suoi genitori e di tutti i suoi fratelli e sorelle, più a lungo in particolare di quella di nosra madre che per pochi mesi non compì i novantasette. C’è da pensare che, se avesse sposato l’aviatore, sarebbe vissuta qualche anno in più, come succede alle donne che sono state madri e per questo solo hanno acquisito più forti resistenze organiche, forse avrebbe superato la soglia dei cento anni, e soprattutto ci avrebbe dato qualche cugino in più.
Zio Silvio