venerdì 10 ottobre 2008

quarantennale della crociera-regata atlantica della Stella Polare


Il 22 Settembre scorso si è svolto a Livorno un raduno dell’equipaggio della Stella Polare che nel 1968 era imbarcato sull’unità per la seconda campagna d’istruzione, nel corso della quale si svolse una regata transatlantica da Bermuda a Travemunde (Germania). La regata, durata tre settimane su un percorso di quasi 4.000 miglia passante a nord delle Isole Orcadi fu vinta dalla piccola nave scuola, nella classe delle imbarcazioni maggiori, suscitando grande entusiasmo in patria.
Non c’è nulla di meglio di un articolo di Beppe Croce, allora Presidente della Federazione Italiana Vela, apparso su Vela e Motore dell’Ottobre 1968, per ricordare come si svolse la regata e le impressioni che suscitò in Italia. Eccone un estratto:
“Sono stato a Travemunde all’arrivo della Regata Transatlantica per stringere la mano al Comandante Basile ed alla sua gente, vittoriosi con Stella Polare nella classe A della regata: parliamo quindi di loro, perchè è la prima volta che una barca italiana vince una regata attraverso l’Atlantico, offrendo al paese e alla Marina Militare un’affermazione clamorosa.
Le Istruzioni di Regata mi sembrano, nella loro aridità e semplicità, quasi commuoventi: Il percorso passerà a sud-est di un punto, chiamato Punto A, allo scopo di mantenere i concorrenti sicuri dal limite meridionale dei ghiacci. Si dovranno lasciare a dritta l’Irlanda, le Isole Ebridi, l’estrema punta Nord delle Isole Orcadi e la nave faro dello Skagen. Le barche erano suddivise in quattro classi, con un totale di 33 partenti.
Particolarmente facile per le condizioni del vento e del mare, se si escludono alcuni giorni nella nebbia più assoluta, tra numerosi branchi di grandi balene che migravano verso sud-ovest, la regata non è stata molto veloce. Ma se si pensa che meno di sei ore separavano, in tempo reale, il primo e l’ultimo degli yacht della classe A, si avrà chiara l’impressione della durezza della lotta, condotta ininterrottamente per tre settimane, senza un attimo di respiro.
Stella Polare, opposta ai più noti “mostri” dell’altomare, quali Ondine, Stormvogel, Kialoa II e Germania VI, ha corso la sua regata-capolavoro, sotto la sagace guida di Giancarlo Basile. Distanziata nelle prime mille miglia della traversata da una persistente bonaccia, senza possibilità fondate di recupero, sfruttava abilmente la profonda preparazione tecnica del suo equipaggio, puntava decisamente più a nord, si avvantaggiava prima e meglio degli avversari di un bel vento di nord-ovest e arrivava al traguardo alle spalle dei “puro sangue”, tranquilla sul risultato per le varie ore che tutti gli avversari dovevano pagarle, ottenendo la vittoria a pugni bassi e precedendo, in tempo corretto, Germania VI di circa 7 ore, Kialoa di circa 16 ore, Ondine di 23 ore e Stormvogel di ben 24 ore.
Ho avuto il piacere – e l’onore – di essere il primo italiano accolto a bordo della Stella Polare dopo il suo arrivo a Travemunde ed è stato in realtà molto commuovente per me, pur abituato da anni a questo genere di cose, vedere l’unica barca italiana concorrente impavesata per la grande vittoria, centro dell’attenzione di un enorme pubblico di appassionati, attrazione numero uno di un paese che conosce e capisce i pericoli e le difficoltà del mare e sa compiutamente apprezzare una impresa di grandissima portata internazionale.
I ricordi si affollano alla mia mente: ma non posso, soprattutto, dimenticare la modestia e la semplicità di quei quindici giovani italiani, reduci dall’aver sconfitto, in una delle regate più significative, il fior fiore dell’altomare americano, olandese e tedesco, eppur così schivi da ogni teatralità, da ogni gesto banale di primadonnismo, oggi purtroppo tanto di moda.
Stella Polare, si sa, non è nata per vincere le regate: è una nave scuola creata per formare dei marinai e dei caratteri, non per battere dei record o per competere contro le “racing machines” che uno sfruttamento abnorme dei regolamenti sta oggi producendo nel mondo. Eppure Stella Polare, sfruttando al massimo la preparazione professionale del suo equipaggio, non lasciando nulla al caso, ma vagliando freddamente e serenamente – come è costume della nostra Marina – le situazioni e le probabilità, ha saputo donare all’Italia, a tutti noi che sul mare e per il mare viviamo, una delle vittorie che ci esaltano di più.”
L’uscita in mare della Stella Polare da Livorno con l’equipaggio dell’epoca ha avuto un momento culminante: il lancio di una corona di fiori a mare per commemorare l’ammiraglio Mario Tumiati, allora Guardiamarina e Ufficiale di Rotta dell’unità, deceduto lo scorso Aprile. A bordo era presente la moglie Francesca.
Giancarlo Basile

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