martedì 10 febbraio 2009

il mare non ha confini

Ho trovato queste righe di Mario Appelius sugli uomini di mare, ai quali appartengono alcuni degli zii. Vi piacciono? Vi posso assicurare che non sono fandonie e neppure esagerazioni: a zio Fulvio farà piacere leggerle. Allego pure una mia foto scattata dopo 22 giorni di mare, durante i quali non avevo mai avuto il tempo di farmi la barba: parlo della regata transatlantica che non mi dette un'attimo di tregua. La foto è tratta da una di gruppo dell'equipaggio subito dopo aver tagliato il traguardo di arrivo, sapevamo già che eravamo primi, la nostra pazzesca fatica era premiata!

Brava e buona la gente di mare! Certo la navigazione a vapore sempre più veloce e sempre più confortevole ha modificato il tipo dell’uomo di mare.
sono scomparsi quei caratteristici uomini della marineria a vela che pareva avessero le bufere negli occhi ed il catrame nei baffi, ma non bisogna credere che l’uomo di mare sia diventato, come alcuni credono, un semplice impiegato sul mare. Diventate loro amico; entrate a curiosare sulle loro barche; sorprendeteli durante i quarti di turno o le ore di riposo; parlate con loro, a tu per tu, di quelle semplici e grandi cose che sono la vita, la famiglia, la patria, la donna, l’amore, e riconoscerete subito l’uomo di mare, l’uomo che vive lunghe ore con se stesso, insieme con uno squarcio di azzurro, che riempie di fantasmi la sua barca e di sogni la sua cuccetta; che ha sano lo spirito e sani i sentimenti; che ama la patria e la sente palpitare nei brividi di una bandiera, che ama con potenza i suoi vecchi e i suoi figli, che adora la sposa e rispetta la donna. Lo spirito dell’uomo di mare è sano e semplice. Si direbbe che l’aria iodata in mezzo alla quale egli vive lo rende aseptico nei riguardi di certi microbi della vita cittadina. Il suo cuore, sottoposto perpetuamente alla tortura dei distacchi e delle assenze, resta ricco di sentimenti, ricco di fluido romantico. Abituati all’immensità del largo, all’ignoto delle tempeste, alle magnificenze delle albe, al languore dei tramonti, alla grandiosità dei cieli stellati, gli uomini di mare hanno l’anima proiettata nell’infinito.

Mario APPELIUS

2 commenti:

Silvio Basile ha detto...

Toh, perfino zio Giancarlo è stato Barbanera, sia pure solo per breve tempo e solo perché stretto dalla necessità di vincere la regata. Cosa non si fa per la gloria?

Silvio Basile ha detto...

Tu quoque, Giancarlo?